Il racconto breve : “Storia di un frigorifero” ha ricevuto la Menzione d’onore al premio Internazionale A.U.P.I
Storia di un frigorifero
Capitolo 1
È proprio vero, in questo mondo tutto finisce e quando non servi più ti gettano via e al tuo posto
mettono uno moderno, tecnologico, ma senza cuore.
Noi abbiamo un cuore, sappiamo conservare ogni cosa alla giusta temperatura, nessuno meglio di
noi sa come conservare un pesce, della carne, della verdura, ma adesso non servo più.
L’altra mattina ho sentito lui, il capo famiglia, dire: -Fa molto rumore, non mantiene bene la
temperatura e l’anta non chiude bene, fa spendere in corrente, è ora di cambiarlo.-
Ho quasi dieci anni, ma a parte qualche piccolo e insignificante acciacco io faccio ancora il mio
dovere.
L’anta non si chiude bene perché suo figlio, quando prende il ghiacciolo, la sbatte con la forza di
Hulk e mi fa sempre molto male, per non parlare della figlia che con la scusa della dieta (finta)
continua di notte ad aprire e chiudere l’anta superiore per prendere ogni minuto da mangiare; per
fortuna è a dieta.
Ieri notte si è mangiata un piatto di insalata, due cotolette e si è bevuta un mezzo litro di birra.
Per non parlare dei momenti dove gli altri due figli si fermano davanti a me e iniziano a litigare
perché il più giovane prende la frutta dell’altro, che io non posso difendere. e continuano ad aprirmi
e chiudermi dove la mia anta diventa il loro contendere.
Ma io aspetto solo lei quando torna a casa con la borsa della spesa piena di cose.
Mi apre e con ordine e precisione pone al mio interno ogni alimento.
Al piano superiore prosciutto, formaggio, al secondo piano pone i lattici come yogurt, al terzo la
carne e nei due cassetti in uno pone la frutta e nell’altro la verdura. Nel lato sinistro pone le bevande
birra e succhi. Poi apre la parte più fredda dove pone altra carne a grandi pezzi e il pesce.
Che bella sensazione quando mi sento importante!
Io conservo dando la temperatura giusta ad ogni reparto.
Ma adesso tutto sta per finire.
Mi svuoteranno, mi scongeleranno e poi mi porteranno in una discarica dove una grande macchina
mi ridurrà in un cubo di ferro.
Dopo tutti questi anni di servizio, come quella notte in cui il padrone di casa non riusciva a dormire
e veniva da me e prendeva in continuazione cibo. Quella notte quasi mi svuotò.
Io lo lasciavo fare pur di farlo felice.
Ho tutto un brivido dentro, io non voglio andare in discarica.
Il mio motore è ormai senza forza.
“Sistemarlo costa molto di più che comprarlo nuovo.”
” Ma papà prova a chiamare il tuo amico che aggiusta tutto, magari riesce a farlo tornare come
nuovo.”
“Quando una cosa è vecchia, va sostituita.”
“Vecchio a me?!
Ma come si permette, è forse giovane? Non mi pare.
E poi lui è più rotto di me.
È sempre dal dottore, ha sempre dei dolori, però lui non va in discarica.”
“Ma smettila di brontolare!, non ti sopportiamo più, spero che ti portino via al più presto, almeno in
questa cucina torna il silenzio e il buon umore.”
“La fai facile tu che sei appena arrivata.”
“Ma la mia vita è più dura della tua;
mi scaldano, mi grattano, mi lavano però io non mi lamento mai.”
“Ma lascialo perdere è sempre stato così, anche da giovane si continuava a lamentare, io lo conosco
molto bene da qui sopra sento tutto, vedo tutto.”
“Non capite proprio niente voi due, come devo dirvelo: mi portano in discarica!”
“Ehi! cosa è tutta questa confusione, tra poco devo andare in servizio e voglio andarci riposato.
Quando l’orologio suona dodici tocchi mi prendono mi mettono sul tavolo, poi rimango in attesa del
cibo, di solito al martedì è pasta al sugo.”
“Io non ti sopporto più, ieri mattina continuavi a fare un rumore assordante ma la vuoi capire che
ogni giorno qui si fa un duro lavoro? Tu sei sempre lì a non fare niente.
Devo dare forza ed energia più volte al giorno. Mi riempiono e poi io spruzzo, giro, sgrasso, lavo e
quando escono da me sono tutti brillanti e pronti per un nuovo servizio. Smettila di lamentarti.”
“Io sono molto triste e voi non mi capite guardate: sono quasi vuoto.”
“Papà quando arriva quello nuovo?”
“Mi hanno detto che ci vorranno dieci giorni. È molto bello e capiente con tante nuove funzioni per
consumare meno corrente e conservare meglio il cibo.”
“Ma lo capite? Dieci giorni!”
“Non penserai di stressarci per dieci giorni? altrimenti vengo io a sbrinati Ho le gambe e mi muovo
verso di te e poi ti faccio aprire lo sportello così poi ti sbrini e stai zitto.”
“Non farlo, starò tranquillo”
Capitolo 2
“Qui ho vissuto i miei anni migliori, sono parte della famiglia.
Ho condiviso con loro tutto.”
“Fermatelo sta iniziando a ricordare, io inizierò a gocciolare dall’emozione.”
“Non provarci a bagnarmi, mi hanno appena lucidato.”
“I ragazzi di questa casa quando erano bambini trascorrevano il loro tempo con la nonna, un tipo
brillante ma che si faceva rispettare.
Con loro giocava, gli faceva fare i compiti e alla sera raccontava le fiabe.
Mi ricordo come se fosse oggi la sera di Natale: ogni bambino scriveva la letterina a Babbo Natale
mentre lei raccontava la storia del Natale. I bambini rimanevano imbambolati, rapiti dalla storia,
trasportati nel magico mondo di Babbo Natale. A me avevano messo i nastri colorati e mi sentivo
molto felice. Quella sera mi sentii sbrinare tutto. Andarono tutti a letto lasciando acceso solo
l’albero di Natale con tutte le sue luci colorate. Vidi arrivare Babbo Natale con la sua slitta trainata
da otto bellissime renne.
Entrò in casa prese le lettere, posò i doni sotto l’albero e volò via nel cielo.”
“Ecco, lo sapevo, sto gocciolando.”
“Smettila di gocciolare, mi stai bagnando tutto. Non ti sopporto più.”
“Ehi! Cosa ne dite se facciamo una festa!”
“Una festa?”
“Certo, una festa… tu inizia ad accenderti, tra poco sarò sopra di te e inizierò a borbottare e a
mandare il profumo in tutta la casa, voi posate iniziate a dare il ritmo, io faccio da basso, voi
pentole organizzatevi e fate la batteria, tu tavolo muovi i cassetti, voi piatti mettetevi sul tavolo e
fate riflettere in tutta la cucina la luce del lampadario.
Siete tutti ai vostri posti?”
“SIIII!!!”
“Ottimo diamo il via alla festa.”
“No! Fermi tra poco torneranno tutti a casa non possiamo lasciare la cucina in disordine.”
“Sei sempre il solito guastafeste. Va bene. Niente borbottio e niente profumo, che peccato però.”
“Zitti tutti eccoli che arrivano.”
“Papà ma è proprio necessario comprarne uno nuovo?”
“Sì, ormai ho deciso. Tra sette giorni arriva quello nuovo.”
“Perché non lo porti ad un centro di riuso?, può essere ancora utile. “
“Al centro di riuso prendono solo se funzionano bene, lui è un po’ da riparare.”
“Uffa, papà!”
“Io da riparare?
Ma che inizi a ripararsi lui.
Io ho solo l’anta che non si chiude bene e faccio un po’ rumore ma non sono da riparare.”
“Rumore?! Io lo chiamerei baccano e te lo dico io, che quando centrifugo alla massima
velocità,vibro tutta.”
“Nessuno mi capisce.
Io non sono vecchio.
Io non sono rotto.
Io non voglio andare in discarica.”
“Hai perfettamente ragione, io sono con te.”
“Ma tu domani non sarai più qui.”
“Lo so è per questo che ti capisco.
Domani mi aggrappo al panno e poi volerò via, la mia è una vita di viaggi se sono fortunata
altrimenti vengo aspirata e poi mi gettano via.”
Capitolo 3
“Sta suonando il campanello.
È arrivato il mio momento.”
“Venga a vederlo.”
“Grande, spazioso dentro.
All’anta cambio la cerniera.
È un po’ vecchio, ma per la mia casa in montagna è perfetto. Quando posso venire a prenderlo.”
“Sono proprio felice ora chiamo papà e glielo dico.”
“Pronto, papà? il papà del mio amico di classe Giulio ha detto che a lui va bene e che lo porta in
montagna. Quando può venire a prenderlo?”
…
” Va bene. Ciao papà… mi ha detto che può venire mercoledì mattina alle nove, quello nuovo
arriva verso le dieci.”
“Grazie mille, ci vediamo mercoledì, ciao. “
“Non ci posso credere vado in montagna.
Ma avete sentito. Niente discarica.
A volte quando tutto sembra avere solo la parola fine tutto invece ritorna a vivere.”
“Qui si deve festeggiare… mi sento già borbottare e profumare di aroma tutta la casa…”
“Aspetta a fare la festa, lasciami sognare un po’… io tra i monti…al mattino senti il parlare degli
uccelli, e poi raggi di sole che illuminano tutta la casa. Nuovi amici…”
” Io se fossi in te non ne sarei così entusiasta.”
“Perché?”
“Perché le case di montagna, le abitano solo qualche giorno all’anno, e poi le tengono chiuse e tu
sarai spento, l’ho sentito dire da loro durante una cena, anche se mi avevano appena riempito di
vino.”
“Se mi spengono non potrò parlare con nessuno, se ci sarà sempre buio non saprò capire lo scorrere
del tempo.
Forse era meglio la discarica, lì mi avrebbero fatto tornare a vivere magari con un’altra identità.
Ormai è tutto deciso mercoledì sarò in montagna, non posso fare più niente.
È proprio vero in questo mondo quando sei vecchio o ti mandano in discarica o ti mandano in
montagna lasciandoti solo perché nessuno ha più tempo per te che sei vecchio.”
“Sul foglio del calendario c’è scritto mercoledì.”
Suona il campanello.
“Adesso mi spengono e poi mi caricheranno in una grande macchina.
Ciao ragazzi non mi dimenticherò mai di voi.”
“Buon giorno, il frigorifero è pronto, lo spengo.”
“Lo appoggiamo su questo carrello e poi lo metto nel mio camioncino.”
In cucina c’è un silenzio surreale, si percepisce ogni tanto scendere una goccia dal rubinetto del
lavandino.
“Lo sapevo mi sono rimesso a gocciolare. Grazie di essermi stato amico, un grande amico.”
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